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GRAVEL: RECENSIONE DEL NUOVO RACING OFF-ROAD DI MILESTONE

Era il 1995 quando Graffiti, piccola software house milanese, entrava nel mercato dei racing arcade in punta di piedi, offrendo al pubblico un piccolo, grande gioco: Screamer. Figlio di produzioni come The Need for Speed e Ridge Racer, il gioco nato all’ombra del Duomo riuscì a ritagliarsi la propria fetta di appassionati, lanciando Graffiti lungo la highway del successo. Anni dopo, quel piccolo studio meneghino si è trasformato in una delle realtà più importanti per quanto riguarda il gaming made in Italy. Con gli anni, Graffiti ha cambiato il proprio nome in Milestone, software house specializzata nella produzione di titoli motoristici, in particolare legati al mondo delle due ruote. Dopo aver pubblicato poche settimane fa Monster Energy Supercross, Milestone ha voluto stringere nuovamente lo sterzo fra le mani, ritornando alle quattro ruote e alla velocità sconsiderata delle corse arcade. Arriva adesso nei negozi Gravel, ritorno dello studio milanese nel mondo dei racing off-road dopo i trascorsi fra la ghiaia e il nevischio dei circuiti rally. Chiaramente ispirato a giochi come MotorStorm e – in misura minore – Forza Horizon, il capostipite della nuova serie di Milestone ci ha lasciati particolarmente sorpresi. Allacciatevi le cinture, si parte.

Gravel è un gioco che arriva da un tempo passato. Chiariamoci: la produzione di Milestone è mossa dal motore a quattro tempi dell’Unreal Engine e, nonostante qualche sbavatura con i modelli poligonali e un framerate non esattamente sbalorditivo, il corsistico riesce a reggere il confronto con i titoli contemporanei in termini di resa visiva. Ciò che rende Gravel legato a un passato glorioso, e mai più ritornato, è la sua idea di gioco.

Il titolo di Milestone affonda le radici nella lunga tradizione dei prodotti di stampo arcade, dimostrandolo già dal tutorial introduttivo: i giocatori vengono lanciati in una corsa lungo una spiaggia tropicale senza sapere altro che la disposizione dei tasti, quale grilletto serva ad accelerare e quale sia quello deputato alla funzione del freno. Dopo un paio di curve, il gioco introduce una meccanica già vista nelle produzioni Milestone. Come avveniva nel dimenticato S.C.A.R. – Squadra Corse Alfa Romeo, anche in Gravel è possibile riavvolgere il nastro del tempo e tornare indietro di qualche secondo, abbastanza per poter raddrizzare il tiro ed evitare di sbattere contro il muro in quella fastidiosissima curva. Superato il tutorial, i giocatori vengono introdotti all’offerta di gioco vera e propria. Le modalità Gara LiberaMultiplayer e Time Attack, facilmente intellegibili già dai loro nomi, fungono da contorno a quella che è sostanzialmente l’unica portata principale. Il centro nevralgico dell’opera di Milestone è la “Off-Road Masters“, sorta di modalità carriera presentata agli utenti come un esageratissimo – e americanissimo – spettacolo televisivo. I piloti seduti sul divano dovranno farsi strada fra le decine e decine di eventi, ritagliandosi il proprio spazio all’interno del panorama automobilistico e sfidando i vari campioni nelle diverse discipline. Sì perché Gravel non propone solo supersoniche corse lungo le spiagge di ameni atolli tropicali. Sempre nell’ottica del gameplay arcade, i giocatori dovranno affrontare diverse situazioni ludiche come le sfide a tempo, le corse a eliminazione, le gare smash-up o quelle con i check-point, per arrivare poi agli efferati scontri testa a testa contro i boss, ovvero quei campioni specializzati nelle differenti discipline.
Tutte queste gare si svolgeranno nelle ambientazioni più disparate, dai torridi deserti della Namibia agli impervi ghiacciai dell’Alaska, passando anche per reinterpretazioni di percorsi realmente esistenti, con un totale di una sessantina di circuiti in oltre quindici location. Il modello di guida si adatta bene alle diverse superfici, trasmettendo il giusto feedback a seconda di ciò che si trova sotto le ruote, sia esso asfalto, ghiaia, sabbia o ghiaccio.

Riguardo le vetture, poi, abbiamo apprezzato particolarmente la scelta di Milestone di inserire un semplice ed efficace sistema di assetto dei veicoli, feature per nulla banale all’interno di un gioco arcade. Ovvio, la scelta di spendere il proprio tempo nel sistemare la barra del rollio o la convergenza delle ruote è del tutto opzionale, ma se siete intenzionati a fare la differenza, dovrete necessariamente interessarvi a tali meccaniche.

D’altronde, Gravel è un prodotto parecchio indulgente nei confronti dei suoi utenti. Prima di ogni gara, è possibile scegliere diverse impostazioni, dal livello di difficoltà dell’intelligenza artificiale fino agli aiuti come la traiettoria segnata sul percorso o il freno automatico. Aggiungere o rimuovere simili sussidi andrà a influenzare la percentuale del moltiplicatore di punteggio. Al termine di ogni gara, infatti, i giocatori riceveranno un quantitativo di punti esperienza in base al piazzamento e al comportamento in pista. Guidare in maniera spericolata, spingendo il bolide verso la velocità massima o chiudendo una derapata in ogni curva, garantirà una quantità maggiore di punti. Con l’aumento dell’esperienza, ovviamente, i giocatori vedranno incrementare anche il proprio livello-pilota. Si tratta, purtroppo, dell’unica idea di progressione all’interno del gioco.

Inutile girarci intorno: il 90% di Gravel risiede nella Off-Road Masters. Non ci sentiamo di biasimare Milestone per questa scelta, consci del fatto che lo studio milanese non può competere con Turn 10 o Polyphony. Detto questo, ci saremmo aspettati una maggiore varietà di eventi o situazioni di gioco. Ogni corsa della modalità carriera garantisce un premio in stelle, che varia da 1 a 3, in base al nostro piazzamento sulla linea d’arrivo. Una più significativa variazione alla formula avrebbe aggiunto un maggiore brio al gioco, che si risolve in un banale “cerca di arrivare fra i primi tre classificati” in quasi tutte le sfide.

Accumulare stelle è necessario affinché nuovi eventi – o, per meglio dire, puntate dello show – siano giocabili.
Sbloccando nuovi “episodi”, i giocatori vengono introdotti man mano a diverse categorie di automobili. Come detto in precedenza, i veicoli si sbloccano in base al livello del giocatore. Scegliere una macchina in luogo di un’altra sembra non fare alcuna differenza, e la diversità fra le vetture risiede più che altro nella potenza del motore. Sempre per quanto concerne le macchine, sappiate che non le sentirete mai “vostre”: vi sembrerà infatti di guidare un’auto presa a noleggio, considerata la totale mancanza di una “connessione” fra il giocatore e il suo mezzo. Vero è che, negli arcade degli anni ’90 a cui Gravel si ispira, mancava la possibilità di personalizzare esteticamente le quattroruote, eppure un piccolo sforzo da parte dello studio milanese avrebbe aiutato tantissimo a favorire questo “legame”, concedendo agli utenti la facoltà di modificare l’aspetto dei suoi bolidi.


Gravel segna il ritorno di Milestone agli arcade su quattro ruote. Dopo anni di lavoro spesi nel mondo del motociclismo, lo studio milanese decide di ritornare alle automobili lanciandosi nel fango a velocità sconsiderata. Gravel vuole essere il seguito spirituale di Screamer, produzione dei primi anni ’90 ricordata ancora con affetto per l’immediatezza del sistema di gioco. Esattamente come il suo illustre predecessore, Gravel è un gioco velocissimo da comprendere, ma impegnativo da padroneggiare. Fra gare sulla sabbia, nel ghiaccio e sul terriccio, il gioco saprà fornire la giusta dose di corse supersoniche agli amanti di un certo tipo di guida, dove il coraggio di “fare a sportellate” può portare concreti risultati. Gravel punta tantissimo sulla componente single player, facendo della Off-Road Masters la quasi totalità dell’offerta ludica. Questa modalità carriera sui-generis, presentata ai giocatori come una sorta di show televisivo, offre un centinaio di sfide agli utenti. Fra corse contro il tempo, derby nel fango alla guida dei pick-up, sfide testa a testa fronteggiando coriacei piloti/boss di fine livello o semplici gare fra otto concorrenti, la decina di ore necessarie a completare il gioco scorrerà via piacevolmente. Una maggiore varietà di situazioni, così come un senso di progressione non limitato al semplice avanzamento di livello, avrebbero sicuramente giovato a questo coraggioso prodotto. Se siete in possesso di una PS4 e vi manca tantissimo un’esperienza di gioco come MotorStorm, il corsistico di Milestone potrebbe dunque fare al caso vostro.

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