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Men in Black: International, un ritorno non all’altezza?

Sono passati ben 7 anni dall’uscita dell’ultimo capitolo del franchise Men in Black, ossia Men in Black III, che aveva unito l’ironia e l’esuberanza degli uomini vestiti di nero ai viaggi nel tempo con l’agente J alle prese con il salvataggio del mitico K. Sette anni dopo il terzo capitolo Sony Pictures e Warner Bros ritornano alla carica con Men in Black: International, rivoluzionando il brand per quanto riguarda i protagonisti, cercando di dare nuova linfa vitale sostituendo gli iconici Will Smith e Tommy Lee Jones con i nuovi Chris Hemsworth e Tessa Thompson, rispettivamente H e M, coppia che aveva già dato vita a film come Thor Ragnarok. Anche dietro le quinte il film ha visto dei cambiamenti con il regista storico Barry Sonneneld passato al ruolo di executive producer e sostituito da F. Gary Gray.

La rinascita del franchise di Men in Black ha inizio nel 1996 con la storia di Molly, una bambina che viene a contatto con una creatura aliena intrufolatasi in casa sua. Mentre i genitori di Molly sono impegnati con i Men In Black, con tanto di sparaflashata, la ragazzina aiuta nella fuga il piccolo alieno e riesce ad evitare la perdita di memoria; da qui in avanti l’unico desiderio di quest’ultima sarà fare chiarezza su quanto vide quel giorno e sulla vera natura dei MiB. Dopo diverso tempo passato a cercare l’esistenza di questa agenzia segreta Molly riesce ad intrufolarsi finalmente nella sede di New York dei Men in Black facendo la conoscenza della direttrice, l’Agente O (Emma Thomson), la quale dopo diverse domande esistenziali decide di reclutarla dandole il nome Agente M. Una volta entrata nell’agenzia M viene spedita prima a Londra, dove conosce il direttore della sede locale, l’Agente H (Liam Neeson) e poi nella prima vera missione da spalla dell’incredibile Agente H (Chris Hemsworth).
Da qui partirà la vera e propria vicenda del film con gli agenti impegnati a combattere con una pericolosa coppia di gemelli Hives intenzionati a recuperare un oggetto molto importante ambito da molte persone.
Nel complesso la trama del film è abbastanza lineare, con la storia di Molly che risulta decisamente prevedibile sia durante l’incipit che la porta al qg dei Men in Black sia nella parte successiva del film dove anche i colpi di scena presenti si intuiscono praticamente subito risultando facilmente prevedibili.

 

Il carisma di J e K è molto lontano

In questo genere di lavori il paragone con il passato è pressoché inevitabile ed è qui che si scontrano una coppia affiatata ed iconica del franchise con un’altra che non riesce a convincere appieno. I vecchi Men in Black, Will Smith e Tommy Lee Jones sono entrati sin da subito nei cuori degli appassionati della serie grazie alla loro presenza scenica e alle ottime interpretazioni nei vari film (con l’aggiunta di Josh Brolin nel terzo nei panni di K del passato), mentre H e M non riescono a convincere appieno anche per quanto l’aspetto della caratterizzazione, con il primo che risulta il solito belloccio tutto muscoli che prende ogni situazione di petto senza pensare un minimo istante alle conseguenze delle proprie azioni, la seconda, invece, malgrado il suo background, non riesce ad andare oltre qualche simpatica battuta e qualche momento di rivalsa nei confronti del suo compagno di missione.

Azione e mostri col contagocce

Nell’opera portata al cinema da Sony Pictures ne risentono anche le scene action del film, con un utilizzo di quest’ultime col contagocce: l’unica scena degna di nota è quella ambientata a Londra dove i due agenti, H e M, si ritrovano a dover fronteggiare i due fratelli mutaforma e materia a suon di armi altamente tecnologiche tirate fuori direttamente dalla macchina “aziendale” che risulta essere un vero e proprio porto d’armi. Questa è senza dubbio la scena più riuscita del film, una sequenza che riesce a far riaffiorare alla mente tutta l’esuberanza e la bellezza dei vecchi capitoli della serie.
Tra le scene action poi troviamo anche la battaglia finale che purtroppo non riesce a colpire sia per il nemico sia per la spettacolarità, con il tutto che si svolge in pochi istanti e senza scontri da ricordare negli a venire.
Oltre a questo i mostri presenti nel film, compreso quello della battaglia finale, non sembrano essere all’altezza dei capitoli precedenti con la loro comparsa che ci è sembrata sia ridotta che di minore qualità, con i diversi alieni che compaiono a schermo che risultano meno spaventosi e sul pezzo.

 

La nuova iterazione del franchise Men in Black non riesce a replicare e ad arrivare ai fasti di un tempo, con i due Agenti principi di questo capitolo che non si avvicinano all’esuberanza e alla comicità di J e K. Il film ha qualche buono spunto, ma nel complesso è stato farcito di troppi dialoghi e battute che potevano essere maggiormente contenute a favore di qualche altra scena action come quella londinese.

Fr3nkMara

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