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SMARTPHONE: PERCHÉ STANNO DIVENTANDO SEMPRE PIÙ PERICOLOSI PER L’AMBIENTE

SMARTPHONE: PERCHÉ STANNO DIVENTANDO SEMPRE PIÙ PERICOLOSI PER L’AMBIENTE

Recenti studi hanno dimostrato quanto gli smartphone stiano diventando sempre più un problema per l’ambiente e il futuro del pianeta.

Indispensabili per la nostra vita di tutti i giorni ma pronti a distruggere il nostro futuro perché troppo dannosi per l’ambiente. Il mondo degli smartphone è ormai perfettamente interconnesso con le nostre vite: l’oggetto tecnologico indispensabile per eccellenza ha però numerosi lati negativi, uno dei quali potrebbe seriamente creare parecchi danni al mondo per come lo conosciamo, creando non pochi danni all’ambiente e ulteriori problemi per una natura sempre più vessata da una tecnologia importantissima e utilissima ma anche fortemente inquinante. E i nostri moderni telefoni cellulari sono sulla buona strada per diventare i dispositivi elettronici di consumo più pericolosi di sempre per l’ambiente.

Allarme rosso

Il 2020 sarà l’anno in cui gli smartphone diventeranno gli oggetti più inquinanti del globo. Questo quanto emerge da una recente ricerca di due professori dell’Università canadese di McMaster. I due studiosi hanno fortemente criticato la filiera produttiva che ormai da tempo caratterizza la creazione di questi oggetti di consumo, ancora ancorata a vecchi processi che producono una quantità spropositata di gas serra, ormai in procinto di superare i già altissimi livelli prodotti dall’utilizzo e dalla produzione dei computer. Gli smartphone non sono di per sé oggetti con alto tasso inquinante, ma tutto quello che vi gravità attorno ha un altissimo e dannosissimo impatto ambientale.

Ad essere fortemente criticati sono tre aspetti fondamentali di questa filiera produttiva: il primo riguarda il processo di estrazione dei metalli utilizzati per la produzione di schede madri; il secondo la continua realizzazione di nuovi modelli a scapito di quelli vecchi; il terzo il funzionamento dei data center, fondamentali per “far muovere” i dispositivi e i loro servizi ma dannosissimi perché la maggior parte funziona ancora tramite l’utilizzo di combustibili fossili.

Oggetti nuovi, infrastrutture vecchie

Lo smartphone non è quindi di per sé il principale responsabile di questi danni contro Madre Natura. I piccoli oggetti che teniamo in mano tutti i giorni non hanno un grosso impatto sull’ambiente; è tutto ciò che vi gravita intorno ad essere ancorato a vecchie logiche e a produrre numerosi danni. Secondo gli studiosi canadesi ogni messaggio, telefonata o video e ogni servizio utilizzato sovraccarica i numerosi data center sparsi in giro per il globo: la maggior parte di questi sono alimentati a combustibili fossili e senza l’utilizzo di energie rinnovabili. Se il 2020 è una data già cerchiata in rosso, le cose potrebbero solo peggiorare nei prossimi anni; se nulla dovesse cambiare, infatti, entro il 2040 l’industria tecnologica sarà responsabile della produzione del 14% dei gas serra totali. Vero che numerose aziende si stanno dotando di data center basati sull’utilizzo di energie rinnovabili, ma la mole di smartphone prodotti e la loro importanza nel mercato globale necessitano di misure ben più nette per evitare una catastrofe.

Troppi smartphone, troppi rifiuti

Il continuo ricambio di questi prodotti non fa altro che peggiorare tutti i problemi emersi dallo studio. La durata sempre più limitata degli smartphone non sta facendo altro se non aumentare il numero già di per sé esorbitante di rifiuti tecnologici. Produttori e compagnie telefoniche sembrano assecondare drammaticamente questo business: da un lato si creano prodotti dalla durata piuttosto limitata, con batterie facilmente usurabili e in molti casi non sostituibili; dall’altro si creano tariffe telefoniche che favoriscono la pratica di sostituzione di un modello vecchio con uno nuovo. Si spinge l’utente a buttare il vecchio, creando così un ulteriore rifiuto difficilissimo da smaltire. Secondo Greenpeace solo nel 2014, per colpa degli smartphone, sono state prodotte oltre 3 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. Di questi sono il 16% viene riciclato e pochissimi danno la possibilità di cambiare batteria. Questo spinge il consumatore a buttare l’intero device una volta che la batteria ha dei malfunzionamenti, quando sarebbe ben più semplice e meno impattante sostituire solo la parte responsabile del malfunzionamento.

Quali soluzioni?

Difficile impedire che gli smartphone diventino gli oggetti più inquinanti dei prossimi anni. Troppa la loro importanza sul mercato globale per impedire che i produttori continuino a investire pesantemente su nuovi e sempre più performanti modelli. Ciò che dovrebbe cambiare, in primo luogo, è la logica dietro questa produzione folle e i servizi ad essa legati. Imbastire maggiori controlli per evitare l’obsolescenza programmata sarebbe un primo e importante passo per diminuire la mole di rifiuti da smaltimento: meno modelli, maggiore durabilità e più qualità, garanzie più lunghe e più investimenti su servizi per riparazioni e sostituzioni sono battaglie che tutti gli stati dovrebbero perseguire per portare le aziende sulla giusta strada. A questa maggiore tutela dovrebbe seguire una più importante sensibilizzazione delle aziende stesse per le energie rinnovabili. I data center dovrebbero tutti essere modernizzati e convertiti all’utilizzo di energia pulita. Google e Facebook si stanno già muovendo in questo senso, ma si tratta di passi ancora troppo piccoli per la mole di problemi che i combustibili fossili potrebbero provocare nel prossimo futuro. Per troppo tempo il progresso tecnologico non è andato di pari passo con la tutela dell’ambiente, occorrerebbe maggiore attenzione e una più forte sensibilità da parte di tutti per garantire un futuro dignitoso alle prossime generazioni e al pianeta che le ospiterà. La tecnologia non deve mangiare il mondo e distruggerlo ma accompagnarlo e valorizzarlo, ne va della sopravvivenza di tutti noi.

Fr3nkMara

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