Una formula vincente
Non è certo la prima volta che il franchise più popolare di casa Ubisoft torna alla ribalta dopo un anno di assenza: dall’uscita di Assassin’s Creed II, ogni singolo anno è stato scandito da un nuovo capitolo della serie dedicata all’eterno conflitto tra Assassini e Templari, alcuni universalmente acclamati dal pubblico e dalla critica (Brotherhood e Black Flag, ad esempio) e diversi altri che, invece, continuano ancora oggi a dividere l’utenza (Assassin’s Creed III). Nel 2014, però, lo sfortunatissimo lancio di Assassin’s Creed Unity cambiò le carte in tavola: complici le numerosissime lacune tecniche del titolo in questione e quella che i colleghi anglofoni definiscono franchise fatigue, al rilascio di Assassin’s Creed Syndicate, i numeri di vendita combinati di quest’ultimo con Unity erano di gran lunga inferiori alle aspettative. Di conseguenza, il 2016 fu il primo anno dal rilascio del secondo capitolo privo di un nuovo Assassin’s Creed.
Il risultato di questo anno sabbatico fu Assassin’s Creed Origins, che è stato accolto caldamente da critica e pubblico. Il gameplay loop venne quasi totalmente stravolto: la verticalità offerta da Unity e Syndicate ha ceduto il passo a un sistema di movimento agli antipodi, incentrato sulla mobilità a piedi, a cavallo e su ruote attraverso l’intero Egitto. Il focus su una singola ambientazione urbana cade, in favore di una rappresentazione in scala di un’intera nazione. Il recente abbraccio senza riserve di un sistema veramente Stealth in Assassin’s Creed Unity si vede sostituito dall’implementazione di meccaniche GdR un po’ acerbe, ma comunque ben accette in ottica di cambiamento e di futuro miglioramento. Tutto ciò sulla base di una semplice premessa: Assassin’s Creed Origins, come da titolo, narra l’origine della Confraternita in un periodo storico privo della densità urbana tipica di tempi più recenti, con un protagonista (Bayek) che, seppur in grado di affidarsi alla sua discrezione e alla capacità di nascondersi tra la folla, non è abile quanto la sua compagna di una vita, Aya. Tutto questo, in termini di gameplay, si traduce in un GDR open world imperniato su un sistema di quest primarie e secondarie, focalizzate spesso più sul combattimento faccia a faccia che sullo steath, con annesso sistema di livelli e conseguente stravolgimento dell’intera formula che, fino al 2015, aveva caratterizzato il franchise.
La stessa formula sarà poi impiegata per il sequel, Assassin’s Creed Odyssey, aspramente criticato da alcuni per l’implementazione di un sistema di progresso piuttosto lento accompagnato dall’acquisto (in micro-transazione) di un bonus permanente del 50% dei punti esperienza guadagnati nel corso della campagna in giocatore singolo. Prevedibilmente, gli stessi fan storici che hanno storto il naso dinanzi alla svolta ruolistica del franchise hanno spesso additato proprio Assassin’s Creed Odyssey come motivo principale per abbandonare la propria serie preferita, complice una maggiore enfasi sul combattimento, piuttosto che sullo stealth, e una severa esasperazione dei requisiti di livello per le diverse quest principali.
Ebbene, oggi abbiamo il piacere di parlarvi di Assassin’s Creed Valhalla, ultimo capitolo ad aver abbracciato la formula GDR che ha debuttato in Origins, è stata espansa in Odyssey ed è, a nostro parere, stata perfezionata proprio con quest’ultima entry dopo un ulteriore anno sabbatico. Ma andiamo con ordine.
Saccheggiare e Banchettare
Dopo aver scelto il livello di difficoltà e di personalizzazione a livello di brutalità scegliendo se lasciare attivo o disattivare le mutilazioni e la forte presenza di sangue entreremo nei panni di un giovanissimo Eivor. Dopo aver banchettato insieme ai suoi compagni assisterà al brutale omicidio dei suoi genitori fino a venire attaccato alla gola da un lupo, da qui prenderà il nome Morso di Lupo. A questo punto ci troveremo di fronte alla prima novità di questo capitolo. Per colpa di un interferenza nell’Animus dovremo scegliere se giocare l’avventura nei panni di Eivor donna o uomo, avendo a disposizione anche una terza scelta, il “lascia decidere all’Animus” che cambierà automaticamente il sesso del protagonista a seconda dell’intensità del flusso di memoria di Eivor. In ogni caso durante la vostra avventura potrete cambiare a vostro piacimento il sesso di Eivor senza mai influire in alcun modo sulla trama che mantiene la struttura narrativa dello scorso capitolo senza un’unica grande missione principale ma composta da diverse saghe e capitoli disposti in maniera meno lineare.
Attraverso tre continenti e due diversi regni norreni l’avventura di Eivor scorrerà tra banchetti, scorribande, razzie ai villaggi e piacevoli viaggi insieme al Clan del Corvo e allo Jarl, suo fratello Sigurd. La scrittura risulta essere ben concepita e studiata, mischiando elementi della mitologia norrena con il filone della lega degli assassini, che unita al sempre provocante linguaggio sporco dei vichinghi e amalgamata alla loro rinomata brutalità rende tutta l’avventura decisamente piacevole da affrontare.
Purtroppo non risulta alla stesso livello la sceneggiatura di Layla fuori dall’Animus che anche questa volta è relegata ad alcuni brevi momenti nel corso della storia ma che vi faranno solo venire voglia di tornare nei panni di Eivor ad imbracciare la sua ascia il più in fretta possibile.
La lunghissima trama di Assassin’s Creed Valhalla è condita con quantità di missioni e cose da fare all’interno del gioco è veramente ampia che offre una longevità tranquillamente oltre le 60 ore di gioco, rimodulabili alle 40-45 nel caso si volesse andare spediti solo sulla trama principale. Così facendo vi perderete però tutte quelle colorate sfumature che rendono Assassin’s Creed Valhalla uno dei migliori capitoli della saga. Tutto l’arco narrativo è composto da eventi avvincenti, personaggi curiosi, missioni brutali ed altre decisamente più divertenti. Durante la nostra sessione di gioco abbiamo dovuto letteralmente distruggere e dare fuoco ad un’abitazione per risvegliare il fuoco tra due amanti o ancora inseguire un Cervo Bianco dopo essere stati intossicati da funghi allucinogeni. Tornano inoltre anche le scelte multiple nei dialoghi che andranno a modificare giusto qualche breve momento di gioco ed i rapporti con i personaggi senza mai deviare completamente dalla trama generale.
Un cocktail raffinato, ma poco bilanciato.
Il gameplay di Assassin’s Creed Valhalla prende le mosse da quanto già visto in Origins e Odyssey ma, in qualche modo, ne rappresenta una versione evoluta, più raffinata ed elaborata. Al suo interno coesistono due anime, quella stealth predicata dagli occulti e quella dall’approcio più diretto e meno metodico, di tradizione Vichinga. Nel bilanciamento di questo cocktail, però, si è deciso di optare per un certo bilanciamento in favore dell’azione vera e propria, con conseguente diminuzione dell’elemento stealth che, però, resta presente nel titolo e un’opzione piuttosto valida, merito anche di una precisa scelta accessibile nelle impostazioni di gioco. Ma andiamo con ordine.
All’inizio dell’avventura ci sarà richiesto di selezionare tre diversi livelli di difficoltà, uno relativo all’esplorazione (che influisce sul numero di indicatori e di indizi presenti a schermo), uno relativo al combattimento e un terzo relativo all’approccio furtivo. Anche in Assassin’s Creed Valhalla è presente un sistema di bilanciamento progressivo, che consente al giocatore di aumentare le statistiche di Eivor e di assegnarle (o assegnargli) determinate abilità. A differenza dei suoi recenti predecessori, però, questo sistema non si basa più su livelli, ma sul Livello di Potenza di Eivor (che determina, da solo, le statistiche della – o del – protagonista), che sale man mano che si investono punti tratto all’interno dell’albero abilità. I punti tratto possono essere ottenuti in diversi modi, anche semplicemente esplorando la mappa e arrampicandosi sui punti di osservazione, ottenendo così maggiore sincronizzazione. All’interno dell’albero abilità, sarà possibile investire i punti in tre ramificazioni principali (Combattimento, Stealth e A Distanza), sbloccando in questo modo anche determinate abilità utili (una delle primissime fornisce un rapido colpo di grazia contro un nemico stordito in combattimento).
Il sistema del Livello di Potenza, insieme a quello dell’albero abilità, determinano anche il danno inflitto dal giocatore con la Lama Celata, in modo non dissimile da quanto già osservato in Assassin’s Creed Origins. Ciò dovrebbe tradursi, dunque, nella possibilità che un soldato nemico non venga instantaneamente ucciso da una lama conficcata tra capo e collo. Fortunatamente, per i più nostalgici è stata implementata, nelle opzioni, una voce relativa alle Uccisioni Istantanee: attivandole, Valhalla avvisa il giocatore che quest’impostazione va in qualche modo a menomare l’esperienza, rendendola dissimile da quella intesa dai creatori del gioco. Chi vi scrive trova, però, che si tratti di un ottimo modo per dare un minimo di senso all’impiego delle meccaniche Stealth del titolo, che altrimenti si ridurrebbero ad un’alternativa scomoda e, tutto sommato, inutile se, alla fine dell’approccio, il soldato nemico riesce comunque a sopravvivere mantenendo metà della propria salute e abbastanza fiato in corpo per allertare tutti i suoi alleati a portata d’orecchio.
Per chiunque, invece, preferisca l’approccio meno furtivo già sperimentato in Assassin’s Creed Odyssey, segnaliamo che il sistema di combattimento è rimasto pressocché invariato, seppur decisamente ritoccato in diversi punti. Eivor ha a disposizione attacchi leggeri e pesanti, parate e schivate e può impugnare ed impiegare due armi, una per mano. Tramite il dual wielding, Eivor potrà utilizzare l’arma nella mano sinistra per parare gli attacchi nemici (tramite la leggera pressione del tasto L1) o per infliggere danni (tenendo premuto il tasto L1). Tornano le abilità attivabili tramite la pressione combinata dei grilletti (L2 per le abilità a distanza o R2 per quelle da mischia) e di tasti frontali, ma il processo per ottenerle è leggermente diverso rispetto al passato: ora, piuttosto che investire punti abilità, sarà necessario rinvenire determinati Libri del Potere sparsi nel mondo di gioco per ottenere o potenziare determinate abilità. Un piccolo freno all’esplorazione, però, è posto dai requisiti di Potenza che caratterizzano le diverse aree in cui è suddiviso il mondo di gioco. Maggiore il livello di Potenza richiesto per una data area, più forti saranno i nemici che la popolano e non importa la difficoltà selezionata all’inizio del gioco: maggiore la differenza tra il proprio livello e quello minimo richiesto per l’accesso all’area, maggiori sono le probabilità di vedersi desincronizzati dopo due soli colpi di spada.
Ulteriore novità introdotta da Valhalla risiede poi nell’accampamento, Ravensthorpe (il bosco del Corvo). All’interno dell’accampamento, Eivor (su delega di Sigurd) potrà costruire diverse strutture e sbloccare determinate questline. Ad esempio, costruendo uno studio per Hytham e Basim, Eivor potrà consentire loro di osservare meglio le attività dell’Ordine degli Antichi e, di conseguenza, sbloccare la relativa questline. La caccia all’Ordine non è dissimile da quanto già visto in Odyssey, con un gran numero di Zeloti a piede libero per l’intera Inghilterra (e Norvegia) da trovare ed assassinare, una volta rinvenuti tutti gli indizi utili a rivelarne l’identità. La costruzione di strutture all’interno dell’accampamento è subordinata all’ottenimento di determinate risorse, che Eivor e soci possono procurarsi assaltando villaggi e, soprattutto, monasteri (quella delle Razzie è una delle meccaniche introdotte in Valhalla che, volente o nolente, costringe il giocatore ad abbandonare l’approccio furtivo in favore di un approccio più diretto).
Raggiungi il Valhalla
Il combat system è da sempre uno degli elementi più criticati del franchise di Assassin’s Creed che capitolo dopo capitolo tenta di migliorarsi senza mai però eccellere del tutto. I tempi dei nemici che attendevano pazienti per attaccare a turno uno alla volta sono ormai finiti ma l’AI dei vari avversari non brilla di arguzia ed intelligenza. Come sempre molte volte capiterà di assassinare un soldato e non essere visti dai suoi compagni posti a pochi metri neanche totalmente di girati di spalla. Anche i compagni di clan di Eivor molte volte risultano essere poco incisivi. Specialmente nelle razzie andrete a supporto di alleati intenti ad attaccare in maggior numero un singolo nemico notando che la sua vita è ancora completamente piena. Grazie alla componente della stamina e dei vari slot per le mosse speciali delle abilità i combattimenti 1v1 contro alcuni boss risultano essere ottimi, ben bilanciati ed anche impegnativi in qualche caso. Torna in nostro aiuto un animale guida che ci aiuterà nell’esplorazione aerea e fa la sua comparsa il “Livello di Potenza” che come si evince dal nome suggerisce il livello di potenza necessario per affrontare le diverse aree di gioco. Livello che non sarà puramente indicativo in quanto affrontare una determinata area con potenza decisamente più bassa vi porterà inesorabilmente ad una morte rapida ed indolore.
Tecnicamente il titolo è un continuo giro sulle montagne russe con alti e bassi. Se da un lato diversi giochi di luce e la realizzazione degli specchi d’acqua non vi faranno invidiare il ray tracing delle nuove console next-gen, dall’altro lato i bug presenti si faranno spesso sentire con compenetrazioni, fastidiosi accavallamenti di camera (soprattutto all’interno di abitazioni) e cali di framerate nei momenti più concitati che corrispondono al 90% dei casi alle razzie secondo quanto riscontrato su PlayStation 4 Pro. Nulla da dire invece sul sempre ottimo comparto sonoro, sia per i suoni ambientali che per il doppiaggio italiano in cui molti di voi riconosceranno alcune voci come Claudio Moneta, Renato Novara e Pietro Ubaldi oltre al protagonista Eivor doppiato da Federico Viola nella sua versione maschile e da Ilaria Silvestri in quella femminile.
Miglior capitolo del franchise?
Si, Assassin’s Creed Valhalla è indubbiamente uno dei migliori capitoli del franchise complice la sua sceneggiatura curata, i magnifici paesaggi ed i vichinghi che diciamocelo hanno grossa parte del merito. Il titolo sicuramente non è perfetto e di diversi bug riscontrati durante la nostra avventura si sono fatti sentire obbligandoci in diverse occasioni a rinunciare alla missione in corso con l’impossibilità di proseguire. Certo con un open world così vasto e ricco sarebbero anche in parte giustificabili, ma molte volte la sensazione data è che sarebbe bastato giusto quel poco di cura in più. Il problema di fondo è che capitolo dopo capitolo, anno dopo anno, l’anima storica di Assassin’s Creed si fa sempre meno presente. Diminuiscono le parti fuori dall’animus risultando sempre troppo marginali, diminuisce se non scompare del tutto l’obbligo del fattore stealth ed il tutto diventa sempre più frenetico e ricco di azione. Questo ovviamente non è obbligatoriamente un fattore negativo ma il risultato è che ormai ogni capitolo tenti forzatamente un modo per legarsi con l’animus ed il mondo all’esterno. Assassin’s Creed Valhalla resta comunque un ottimo open world, divertente, variopinto ed appassionante e decisamente da non lasciarsi sfuggire per tutti i fan della saga.
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- Trama interessante, col ritorno di diversi personaggi chiave nel presente.
- Sporco e violento come i vichinghi dovrebbero essere
- Le meccaniche di fondo sono state in parte rivisitate, ottimo combat system per gli 1v1
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- Trama che però deve cedere il passo nelle numerosissime fasi di azione caotica.
- Lore dell’animus poco presente
- Versione PlayStation 4 che, sulle console base e slim, presenta diversi problemi tecnici.
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