Dopo essere sbarcato su PC e Nintendo Switch, il videogame “roguelite” di Supergiant Games, fresco del titolo di gioco dell’anno ai Game Developers Choice Awards, battendo colossi come The Last of Us II e Ghost of Tsushima, raggiunge anche le console “old & next gen”, anche in modo clamoroso per la casa americana Microsoft che lo include subito nel Game Pass.
Mentre il genere roguelite inizia a sfondare sempre di più nel mondo del gaming, attraendo milioni di giocatori, grazie al suo stile di gioco fresco e originale, la casa di sviluppo californiana Supergiant Games, riconosciuta grazie ai suoi precedenti lavori nel mondo degli “indie games” quali: Bastion, Transistor e Pyre, decide di avventurarsi nel mondo della mitologia greca creando una storia a dir poco eccezionale e al pari delle vere leggende che vengono accostate alla penisola ellenica. Insomma, mettetevi comodi mentre leggete la mia recensione su Hades, qui su Gamemara.
Storia di una fuga verso la verità
Hades vanta la consueta cura di Supergiant Games nei confronti della narrativa, che si esprime attraverso un approccio atipico. Il protagonista del gioco è Zagreus, il semi-dio figlio di Ade, signore degli inferi. Zagreus dopo aver vissuto anni di illusioni e prigionia al cospetto del padre, dopo aver scoperto che sua madre non è Nyx, decide di tentare la fuga per cercare Persefone nel mondo dei mortali con l’aiuto degli dèi dell’Olimpo.
La storia, quindi, si sviluppa durante i tentativi di fuga veri e propri, attraverso le interazioni tra Zagreus e i vari dèi, boss e residenti del mondo infernale, ma anche e soprattutto negli intermezzi tra una morte e l’altra: infatti, ogni qual volta che i nemici avranno la meglio su di lui, Zagreus si ritroverà al punto di partenza nell’ufficio del padre, e dovrà ricominciare da capo la sua scalata nei piani degli inferi, verso il mondo dei mortlai. Ed è proprio qui che sta la genialità dell’approccio di Supergiant Games alla filosofia roguelite, e non soltanto in termini di gameplay, ma anche di narrativa. Ogni tentativo di fuga conta in termini di storia e caratterizzazione, pertanto i residenti cambieranno sensibilmente atteggiamento nei confronti di Zagreus. Infatti sono disponibili centinaia di dialoghi (anche con toni sarcastici) che dipendono dalle circostanze più disparate, miste a una sana dose di casualità, ma che pian piano, partita dopo partita, cominciano a delineare schemi più precisi creando vere e proprie sottotrame. Va detto che la progressione nella storia dipende anche dalla bravura del giocatore, poiché alcuni traguardi innescano vere e proprie svolte nelle interazioni e si riflettono anche sul gameplay, per esempio sostituendo certi boss con varianti perfettamente sensate anche a livello narrativo.
Gameplay semplice ed intuitivo
Hades è un titolo intuitivo: si sceglie un’arma, si comincia la partita, si muore, si ricomincia da capo. Il sistema di controllo si basa principalmente su quattro tasti configurabili a piacere:
- attacco base
- attacco speciale (varia in base all’arma equipaggiata)
- schivata
- attacco a distanza (proiettile)
Le armi si sbloccano man mano che si tentano le fughe dagli inferi. Ogni arma funziona a modo suo e svolge un ruolo specifico: la spada Stygius, per esempio, è un’arma da mischia molto veloce che colpisce anche ad area.
Ogni arma ha poi ben tre varianti aggiuntive da sbloccare che cambiano sensibilmente le meccaniche di gioco e l’approccio ai combattimenti.
Durante ogni “run” saranno forniti dei doni dagli dèi con specifiche peculiarità che andranno ad alternare ulteriormente le nostre possibilità di attacco e difesa: per esempio i doni conferiti dalla dèa Atena possiedono degli attributi volti più ad uno stile difensivo.
Inoltre, tra una partita e l’altra sarà possibile attivare potenziamenti permanenti tramite il menù dei potenziamenti (specchio della notte), in modo da facilitare ogni tentativo futuro di fuga. Per fare ciò servirà collezionare chiavi ctonie ma soprattutto tenebra (una sorta di “lacrime” viola) durante le fughe.
Un’oltretomba in movimento perpetuo
Uno dei fattori che caratterizzano di più la mappa di gioco è la casualità. Hades, infatti, è un action game isometrico: ogni mappa è suddivisa in varie stanze interconnesse e per spostarsi da una all’altra bisogna eliminare tutti i nemici presenti. L’ordine delle stanze, che compongono i vari piani della fuga, ma anche la quantità e le tipologie di nemici che compaiono in ogni stanza nelle varie combinazioni vengono generate casualmente, garantendo, in questo modo, partite diverse e che raramente si ripresentino due stanze con la stessa disposizione degli ostacoli o con gli stessi nemici.
Ogni stanza permette di sapere in anticipo quale tipo di ricompensa è presente nelle stanze successive grazie a un simbolo, posto sopra le porte, che varia in base alla tipologia di ricompensa. In ogni stanza il giocatore deve scegliere quale delle porte varcare dato che non è possibile ritornare alle stanze precedenti. La scelta comporta la perdita delle ricompense presenti nelle altre stanze.
Considerazioni finali
In definitiva, possiamo affermare che la Supergiant Games dà vita ud un vero e proprio cult d’azione che con i suoi toni “divini”, ma allo stesso tempo oscuri, cerca di essere alla portata di tutti cercando di raggiungere ogni tipologia di player a cui piaccia immergersi in una storia avvincente, adrenalinica e ricca di dialoghi.
Le versioni PlayStation e Xbox di Hades, da poco disponibili e concorde alla filosofia della casa californiana riguardo alle espansioni, non aggiungono assolutamente nulla in termini contenutistici alla già ottima offerta originale, ricordando sempre che prima della pubblicazione definitiva il titolo è nato come accesso anticipato su PC. La differenza effettiva che si può intravedere già tra le console di “old & next gen” sta in realtà solo negli hardware: Sulle console della scorsa generazione Hades si presenta infatti a 1080p e 60fps, mentre su PlayStation 5 e Xbox Series X si arriva a 4K e 60fps. L’incremento in termini di pixel aiuta senza dubbio a rendere ulteriore giustizia a una direzione artistica strabiliante, mentre la fluidità rimane tendenzialmente inattaccabile come in origine.
Note invece estremamente meno convincenti per quanto riguarda l’implementazione delle feature caratteristiche del DualSense, così limitata e intangibile da risultare di fatto sostanzialmente inesistente. Insomma, a tutti gli effetti un’occasione sprecata per aggiungere qualcosa di significativo e aumentare il coinvolgimento, fornendo un quid di unicità alla versione PS5, a meno di non considerare tale la finezza della luce del controller che si colora a seconda della divinità con cui si sta interagendo, dettaglio che comunque si può ritenere più che trascurabile.
PRO
- La direzione artistica, narrazione e caratterizzazione dei personaggi
- Le combinazioni di armi e poteri rendono ogni partita diversa dalle precedenti
- Tantissimi contenuti da sbloccare che prolungano l’esperienza
CONTRO
- A un certo punto diventa inevitabilmente ripetitivo
Voto
9,5
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