Cinema

Spider-Man: No Way Home, quando il multiverso riunisce tutti gli attori

Un indimenticabile film, con indimenticabili attori passati e presenti

Spider-Man: No Way Home è ormai nelle sale da diversi giorni, e già i trailer e i vari spot ci avevano confermato la presenza di vari personaggi.

Naturalmente vi avvertiamo della presenza di grossi spoiler all’interno di questo articolo, e se non avete ancora visto il film con Tom Holland diretto da Jon Watts vi consigliamo di interrompere immediatamente la lettura: se invece non temete le anticipazioni o se sapete già di chi stiamo parlando, sentitevi liberi di proseguire oltre questo paragrafo.

Gli attori ci riportano nel passato

Scendono nel campo di battaglia, personaggi epici di glorie passate si scontrano in un unico posto, per i nostalgici è facile riconoscere Andrew Garfield, ma come dimenticare Tobey Maguire, per chi ha iniziato fin da subito ad appassionarsi al genere movie e non al fumetto del nostro amichevole amico di quartiere, lui, e credo, anzi ne sono certo, (ci sono tante scuole di pensiero) che è stato per lo più nei ricordi di tanti una figura da incoronare; sarà perché sono cresciuto a pop-corn e Maguire, ma per le sue tre apparizioni in veste da ragno, c’è da dire che ha lasciato il segno.

Oggi a distanza di quasi 20 anni, ci ritroviamo a commentare l’universo intorno a lui che si è evoluto, e direi in molteplici vie. Tutto parte ovviamente dalle storie dei fumetti di Stan Lee e mutato in pellicola i molti film da Sam Raimi, che, dalle origini spidermaiane Jon Watts, porta il personaggio in calzoni blu e rosso per quanto presente è quasi obbligatorio e mai accidentale, alla sceneggiatura liceale , e non scava a fondo nelle dinamiche adolescenziali pure del protagonista. È quasi un dente da togliersi, ideale molto più figlio della visione di Lee che di Ditko, votato al susseguirsi cadenzato della crescita su schermo del personaggio, quasi fosse una gratificazione dovuta al grande pubblico. Nel primo The Amazing Spider-Man è vera la sua presenza più accentuata, ma è altrettanto incontestabile una gestione dell’aspetto teenager frettolosa e fin troppo stereotipata sulla scia della love story in salsa young adult.

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Diciamocelo però, a noi piace comunque! vederlo scorrazzare con le sue ragnatele tra grattacieli e lampioni per le vie di New York ci fa stare bene. Un bene che ha fatto a milioni di persona quando hanno rivisto dopo tanti anni al cinema, “e non ci credo ancora” tutti insieme, figure di ragno in calzamaglie di tre differenti multiversi.

Ultimamente la parola “multiverso” è sulla bocca di tutti, quando si parla di Marvel e MCU. Il perché è facile: sappiamo che il concetto di multiverso dovrebbe venire inserito nei film live action (dopo essere stato in parte mostrato nel film d’animazione Spider-Man: Into the Spider-Verse), quantomeno nel nuovo titolo Doctor Strange in the Multiverse of Madness.

Ma cos’è questo multiverso? Quando e come è nato, e che influenza ha avuto sulle storie a fumetti più famose del mondo? 

Innanzitutto dovremmo valutare quando si è iniziato a parlare di “universo Marvel“.

Ai tempi di Timely Comics c’è stato un singolo episodio in cui due personaggi, Namor e la Torcia Umana originale, si sono incontrati e scontrati – ma era ancora presto per parlare di un universo condiviso dai personaggi. L’Universo condiviso è arrivato nella Silver Age, con la rinascita del fumetto supereroistico degli anni ’60, in cui i personaggi si incontravano più volte, a volte affrontavano Villain tipicamente avversari di altri eroi, maturavano e cambiavano con il tempo, e arrivavano a creare gruppi come ad esempio gli Avengers.

Da universo a multiverso il passo non è stato breve, ma nemmeno complicato: in fondo il concetto di multiverso è stato teorizzato in fisica già negli ’50, è tuttora dibattuto da chi studia fenomeni legati, ad esempio, alla teoria delle stringhe, ed ha radici in realtà ancora più antiche dal momento che gli atomisti greci avevano teorizzato l’esistenza di multipli mondi.

Il multiverso è stato pian piano introdotto nei fumetti Marvel negli anni ’80, quando alcuni autori iniziarono a voler raccontare storie peculiari che però, non avessero un impatto così forte sulla continuità dell’universo. Partendo da singole storie (come i Marvel what if), il concetto del multiverso si è ampliato ed ha plasmato intere saghe, tra le cui più popolari troviamo quelle ambientate nell’universo Marvel Ultimate

Ma in cosa consiste? 

In sostanza quando si parla di multiverso si definisce l’esistenza di multipli universi paralleli, nei quali alcuni elementi ricorrono seppure a volte con sostanziali differenze.

Magari in un universo non è Peter Parker ad essere diventato Spider-Man, oppure in un altro ancora l’uomo ragno è disposto a uccidere per vendetta, o non è così forte da poter affrontare persone armate senza paura.

Nel caso Spider-Man: No Way Home, questi mondi paralleli ma differenti, si sono finalmente uniti, abbiamo avuto per circa mezz’ora nello schermo tutti e tre gli spider insieme, gli stessi che hanno accompagnato generazioni intere negli ultimi 20 anni all’amare questo eroe: stiamo parlando di Tobey Maguire, Andrew Garfield e per ultimo ma non meno importante Tom Holland, attuale protagonista fisso.

Versioni passate a confronto

In No Way Home nel momento della tragedia, Peter crolla come crollarono in passato le sue Varianti davanti alla morte dello Zio Ben. È dilaniato dai sensi di colpa per aver commesso quello che in testa sua è stato l’ennesimo errore di un ragazzino, incapace invece di comprendere il valore reale dell’insegnamento di May, l’eredità imprescindibile della zia, punto di non ritorno per la costituzione di quell’etica supereroistica sopra descritta, davvero vitale.

Persino Spider-Man ha bisogno di altri Spider-Man per lenire il suo dolore e accettare il suo destino, prendersi le proprie responsabilità, scegliendo addirittura la via del sacrificio proprio come Iron Man, cancellato praticamente dall’esistenza in quanto Peter Parker, deciso di conseguenza a essere prima di ogni cosa un Uomo e infine un Ragno. Ed è proprio nella crasi delle sue scelte che prende forma il supereroe.

Simpatica la scena dove Tobey Maguire, il primo Peter, si ritrova a sparare ragnatele… lo fa, ma in modo naturale, senza aver bisogno di quelle artificiali che hanno gli altri due in costume. Un bellissimo percorso riportato ai posteri in questo nuovo film per non dimenticare che Tobey è stato morso da un ragno radioattivo nella primissima saga mentre Andrew e Tom nei film a seguire no.

Tra le importanti comparse ricordiamo, Alfred Molina nei panni di Otto Octavius, il cui personaggio a recitato buona parte del film in maniera egregiamente perfetta. Da ricordare la scena dove si incontra con Peter #1. (scene poetiche) Come anche questa: ‘anch’io sarei una specie di scienziato’ e ‘la potenza del sole nel palmo della mia mano’ sono battute iconiche che Norman Osborn e Otto Octavius recitavano nei film della trilogia classica di Sam Raimi, e No Way Home rende omaggio a quei film chiedendo a Willem Dafoe e ad Alfred Molina di ripetere le stesse frasi.

Insieme con altrettante battute si uniscono, Jamie Foxx in Electro, Willem Dafoe in Goblin, Rhys Ifans in Lizard, Thomas Haden in Flint Marko, Benedict Cumberbatch in Dottor Strange.

Il successo è alle stelle

Ci voleva Spider-man per risollevare il botteghino delle sale cinematografiche in Italia. Mentre la possibilità, anche solo remota, di tamponi obbligatori per entrare al cinema mettono a rischio una lenta ripresa del settore, ci sono titoli come il terzo capitolo della fortunata saga Marvel che lanciano segnali positivi. Spider-man – No way home che vede ancora un instancabile Tom Holland sta incassando cifre da record in tutto il mondo. Solo in Italia il successo è alle stelle, considerando che solo nei primi 5 giorni ha portato in sala quasi 1 milione e mezzo di spettatori, per un totale di 11.226.278 euro.

Fr3nkMara

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